Siddhartha stava anche cercando di tagliare la sofferenza alla radice. Ma non stava sognando soluzioni come l’avvio di una rivoluzione politica, la migrazione verso un altro pianeta o la creazione di una nuova economia mondiale. Non stava nemmeno pensando di creare una religione o di sviluppare codici di condotta che portassero pace e armonia. Esplorò la sofferenza con una mente aperta, e attraverso la sua instancabile contemplazione Siddharta scoprì che alla radice, sono le nostre emozioni che portano alla sofferenza. In realtà stanno soffrendo.
In un modo o nell’altro, direttamente o indirettamente, tutte le emozioni nascono dall’egoismo nel senso che implicano l’aggrapparsi all’io. Inoltre, scoprì che, per quanto reali possano sembrare, le emozioni non sono una parte intrinseca del proprio essere. Non sono innate, né sono una specie di maledizione o di impianto che qualcuno o qualche dio ci ha imposto.
Le emozioni sorgono quando determinate cause e condizioni si uniscono, come quando ti affretti a pensare che qualcuno ti stia criticando, ignorandoti o privandoti di qualche guadagno. Allora sorgono le emozioni corrispondenti. Nel momento in cui accettiamo quelle emozioni, nel momento in cui le compriamo, abbiamo perso la consapevolezza e la sanità mentale. Siamo “sotto controllo completo”.
Così Siddhartha trovò la sua soluzione–la consapevolezza. Se desideri seriamente eliminare la sofferenza, devi generare consapevolezza, curare le tue emozioni e imparare come evitare di essere agitato. Se esaminate le emozioni come fece Siddhartha, se provate a identificare la loro origine, scoprirete che sono radicate nell’equivoco e quindi fondamentalmente errate.
Tutte le emozioni sono fondamentalmente una forma di pregiudizio; all’interno di ogni emozione c’è sempre un elemento di giudizio. From ***“What Makes You Not a Buddhist.”
DZONGSAR JAMYANG KHYENTSE RINPOCHE